Cessione del Quinto: mancato pagamento della retribuzione, cosa fare?
La Cessione del quinto è uno dei prestiti più richiesti in Italia, in parte per la comodità di rimborso che avviene tramite trattenute dirette in busta paga o nella pensione, in parte per la sicurezza dell’operazione.
La mancanza di garanzie e garanti, le rate costanti e i tassi fissi vanno ad aggiungersi alle ragioni per cui il numero di prestiti tramite Cessione del quinto è in costante aumento ormai da anni.
Esistono, tuttavia, dei rischi legati al finanziamento per l’eventuale insolvenza del datore di lavoro.
Gli obblighi del datore di lavoro
Il datore di lavoro è parte integrante all’interno del processo di finanziamento tramite Cessione del quinto, dal momento che partecipa al dialogo tra l’istituto di credito e il richiedente.
Il primo aspetto da sottolineare è che il datore di lavoro non si può opporre alla tua richiesta di Cessione del quinto, a meno che l’importo prospettato delle rate sommato a ipotetiche altre trattenute non superi il 50% del tuo stipendio.
Un altro dovere del datore di lavoro è quello di fornire la documentazione necessaria all’istituto finanziario per valutare la solidità della tua situazione lavorativa e la tua capacità di rimborso. In particolare, deve produrre informazioni in merito alla tua retribuzione mensile, al TFR maturato, ad eventuali altre trattenute sulla tua busta paga, ecc.
Appare chiaro che, sebbene sia tu a richiedere ed eventualmente a ottenere la Cessione del quinto, il finanziamento è strettamente collegato al luogo in cui lavori: il tuo datore di lavoro si assume il compito di garantire per te e ha l’obbligo di trattenere dal tuo stipendio ogni mese e a consegnarlo con puntualità all’ente erogatore. Ne consegue che il suo atteggiamento nei confronti del prestito è di estrema importanza: pagamenti effettuati in modo non preciso o addirittura non corrisposti possono generare non pochi problemi, sia per il lavoratore che per il datore di lavoro stesso.
È proprio questa una delle caratteristiche principali della Cessione del quinto: non sei tu a versare il denaro alla banca o alla finanziaria, poiché tale operazione spetta al tuo datore di lavoro. Se da un lato tale pratica evita che tu possa dimenticarti di pagare una rata e determina uno dei maggiori vantaggi del finanziamento, dall’altro lato essa è solo in parte controllabile dal lavoratore: è fondamentale tenere monitorato lo stato dei pagamenti mese per mese, per assicurarsi che il datore di lavoro versi nei termini stabiliti dal piano di ammortamento la quota mensile richiesta.
Cosa succede quando il datore di lavoro è inadempiente?
Quando il datore di lavoro non versa la quota trattenuta dalla busta paga del dipendente alla banca o alla finanziaria si genera insolvenza: le rate risultano non essere state rimborsate nei tempi stabiliti dal piano di ammortamento.
Tieni in considerazione, però, che il datore di lavoro è legittimato a interrompere il pagamento delle rate della tua Cessione del Quinto in caso di aspettativa, dimissioni o licenziamento. Negli altri casi, invece, è tenuto effettuare i pagamenti in modo puntuale.
È consigliabile controllare di mese in mese che venga trattenuta la quota prevista per il rimborso del prestito dalla tua busta paga. Tuttavia, non sempre si rivela una pratica sufficiente. Può succedere, infatti, che il datore di lavoro trattenga l’importo della rata dalla tua retribuzione, ma per le più svariate ragioni il pagamento all’istituto di credito non venga effettuato. In tale ipotesi è necessario dimostrare all’ente erogatore che è stato effettivamente trattenuto dal tuo stipendio ogni mese, portando come prova le buste paga percepite.
Se riesci a chiarire la tua posizione e, quindi, a convincere la banca o la finanziaria che il mancato pagamento è dipeso da un errore dell’azienda e non dalla tua negligenza o difficoltà, sarà l’istituto di credito a sollecitare il tuo datore di lavoro per far sì che saldi il dovuto.